La storia è quella di un azienda di trasporti nel materano. Lamentava che qualcuno stava contattando telematicamente alcuni clienti abituali, offrendo loro le medesime prestazioni professionali a prezzi sensibilmente più bassi.
La vicenda si ripeteva più volte e spesso l’azienda perdeva anche dei lavori. Tutto fino a quando l’amministratore della società capì che qualcosa non andava e che qualcuno stava rubando informazioni…e che le coincidenze erano troppe!
Allora tesero una trappola allo spione. Di comune accordo con un cliente, la società materana inviava al cliente una mail contenente il preventivo per un trasporto, accertando che, subito dopo, alla società destinataria perveniva un preventivo di spesa non richiesto, con un’offerta più bassa.
Da qui le indagini che individuarono l’utenza dalla quale provenivano le email di offerta a ribasso. Era intestata ad un ex dipendente della società che si era messo in proprio. Dalla perquisizione condotta dalle autorità presso la ditta dell’ex dipendente, furono ritrovati messaggi e listini della società ex datrice di lavoro.
Il giudizio accertò che l’ex dipendente sottraeva dati informatici mediante accessi al sistema informatico della società ex datrice di lavoro al fine di carpirne informazioni commerciali e, quindi, utilizzarli per l’invio di proposte più vantaggiose.
L’ex dipendente che sottraeva dati informatici veniva quindi condannato a pena di giustizia per il reato di cui agli artt. 81, comma 2, 615 ter cod. pen., per avere, in tempi diversi ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, intervenendo senza diritto su dati, informazioni o programmi contenuti nel sistema telematico della posta elettronica del titolare della società di cui era dipendente, procurato a sé l’ingiusto profitto di intercettare eventuali clienti da sottrarre, con conseguente danno per quest’ultima.
