BAMBINI SUI SOCIAL: I DOVERI TRA STATO E FAMIGLIA

BAMBINI SUI SOCIAL: I DOVERI TRA STATO E FAMIGLIA

Il buio della cameretta o l’intimità del bagno di casa, uno smartphone, l’accesso libero ed incondizionato alla rete internet, l’incoscienza infantile, una corda stretta intorno al collo, una sfida da completare, una riprova sociale da mostrare. Sono questi gli elementi che hanno portato una bambina di 10 anni di Palermo in condizioni disperate all’ospedale.

L’ultimo messaggio di TikTok lo stava riprendendo col suo cellulare. In bagno, davanti allo specchio. La prova prevedeva di stringere attorno al collo una cintura. E lei, 10 anni, ha usato quella di un accappatoio. Quella cintura alla gola l’ha stretta per partecipare su TikTok, uno dei social più seguiti dagli adolescenti, al “Black out challenge”, una prova di soffocamento estremo. La sfida, per quanto si faccia fatica a comprenderla, consiste nello stringersi una cintura attorno al collo e resistere il più possibile.

A trovarla priva di sensi in bagno sono stati i genitori. La Procura apre immediatamente un fascicolo. L’Autorità Garante per la privacy sospende TikTok ed intima al social cinese di bloccare immediatamente gli utenti di cui non è accertata l’età.

Mentre tutto ciò accade, milioni e milioni di minori sono liberi di scorrazzare online, nello Stato più grande del mondo, dove le regole ci sono, ma le Autorità tradizionali (e le stesse piattaforme) fanno ancora fatica ad avere sotto controllo. Liberi di frequentare luoghi e persone senza alcun freno. Luoghi più o meno adatti a loro e alla loro tenera età. Il controllo da parte dei genitori è di fatto assente. Ma d’altronde cosa dovrebbero raccomandare ai loro figli se loro stessi sono i primi spesso a non avere coscienza del mondo digitale?

Eppure noi tutti ricordiamo che il genitore selezionava i luoghi fisici dove accompagnava il figlio e, nelle peggiori, intimava lui di evitare determinate zone. Oggi invece, il 99% dei minori ha accesso libero e completo alla rete internet, a tutte le ore e da tutti i luoghi…e senza che nessun adulto gli abbia spiegato precedentemente le regole del gioco. Si. Lo smartphone, internet, i social network, sono spesso considerati anche dai genitori come dei giochi.

Che sia chiaro: internet non è il male. È il luogo dove un bambino può crescere molto più velocemente di quanto potesse fare il suo antenato dell’era analogica. Ha a disposizione tutta la conoscenza nelle sue mani, può comunicare alla velocità della luce con i suoi amici ed i suoi insegnanti e può farsi promotore di messaggi positivi per lui e per il mondo intero.

Le potenzialità sono infinite. Le fonti di crescita sono immense. Un potere enorme concentrato nelle piccole mani di un bambino. Ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Non da parte del minore stesso ma da parte dei genitori che lo devono guidare nel suo percorso di crescita e formazione, seguendo le sue inclinazioni personali e valorizzando correttamente le sue capacità.

La rivoluzione in atto (quella digitale – ne parlo qui) ha e sta cambiando tanti settori ed anche il rapporto genitore-figlio. Genitori cresciuti e vissuti nell’era pre-digitale si trovano in seria difficoltà nel dare delle direttive chiare ai loro figli. Non perché inadatti al ruolo. Non per mancanza di amore verso i loro figli. Ma per essere la loro generazione l’ultima del mondo analogico e la prima di quella digitale. L’ultima cresciuta in un modo e in un mondo pressoché identico a se stesso da centinaia di anni, che si trova all’improvviso a dover fare i conti con qualcosa di completamente diverso e lontano anni luce.

Spesso capita che sia il figlio a dover spiegare al genitore determinati meccanismi del nuovo mondo.

Questa transizione sta già provocando disordine, perdita di valori, forti disuguaglianze sociali ed eventi come quello della piccola Antonella, che a 10 anni, combatteva, sebbene da suo bagno, in un mondo che non conosceva.

Il dolore, le indagini e le prese di posizione delle Autorità sono legittime. Ma ahimè, da soli, non potranno né riportare in vita Antonella né evitare il dilagare di fenomeni sempre più gravi. Gli Stati possono e debbono, insieme, imporre sempre maggiori tutele e restrizione alle piattaforme. Ma tutto ciò è inutile senza una presa di coscienza delle famiglie, che non possono e non devono lasciare i piccoli in balia di un mondo con la sola attenzione di recitare in loro favore una preghiera serale.

connessi consapevoli

Le azioni concrete che si possono mettere in atto sono varie: io personalmente è da oramai 5 anni che divulgo l’essere buoni cittadini digitali a ragazzi, genitori e docenti nelle scuole e nelle associazioni partner del progetto no profit #connessiconsapevoli.

Usa internet a tuo vantaggio, prova a cercare#connessiconsapevoli” ed informati. Partecipa ai nostri eventi gratuiti sia in presenza che sui social (qui c’è la pagina facebook dove trovi tante indicazioni e consigli interessanti). E se vuoi unirti a noi nel viaggio, per divulgare attivamente, scrivimi!